Diciamo che questa dovrebbe essere l'ultima gara "seria" della stagione.... 27,5 km, 2.600 mt D+ sulle montagne di casa.... Tutti ingredienti che fanno della ZacUP la gara che mi dovrebbe rendere nervoso... Non è così, per fortuna. La notte non dormo non perché sono agitato (o meglio: non solo per quello!) ma perché ho bevuto troppo e devo continuamente alzarmi. Oltre a questo è da circa una settimana che mi sveglio molto prima che suoni la sveglia (puntata alle 6 tutto i giorni). Non so perché ma intorno alle 3,30/4 mi sveglio. Poco male, visto che è da molti giorni che mi capita, ormai ho preso il ritmo. Mi alzo e faccio tutto con calma, troppa. Come sempre esagero e parto con un po di ritardo. Devo anche passare dall'ufficio a prendere la borsa con i K-Way (che è obbligatorio). Arrivo a Pasturo alle 7,25.
Mannaggia, il ritiro pettorali è fino alle 7,30. Gli uomini della protezione civile mi fanno parcheggiare appena dopo il bivio che sale al paese, sono lontanissimo!! Prendo la borsa e allungo il passo fino al ritiro pettorali. Per fortuna è ancora aperto e, anzi, c'è coda e dovrò aspettare un bel po. Chiacchiero con gli amici che incontro e, finalmente, ritiro il pettorale. Mi cambio, mi preparo e, quando esco dallo spogliatoio, è ora di mettersi in fila per la spunta. Anzi, mi ritrovo alla fine del gruppo, proprio in coda insieme agli ultimi 3 o 4 corridori. Davanti sono già accalcati e non mi pare il caso di "sgomitare" per recuperare qualche posizione. Anche perché è mia abitudine partire in coda (così però è davvero troppo!). Lo speaker è un amico, ci fa le ultime raccomandazioni sul percorso (molto tecnico e scivoloso in alcuni tratti) e passa il microfono all'organizzatore per i saluti e ricordi degli atleti scomparsi. Sale la musica.... TRE, DUE, UNO, PARTITI. Si parte in salita e, non avendo fatto riscaldamento, parto lento e resto in coda con gli ultimissimi concorrenti. Dopo qualche centinaio di metri allungo il passo ed inizio a superare. Incontro molti amici, chiacchiero un po e poi vado. Dove inizia il sentiero e la strada si fa ripida incontro un amico (forte) in crisi. Mi dice che ha i muscoli duri e che non ce la fa. Sto con lui per qualche secondo cercando di rincuorarlo e poi allungo. Salgo al mio ritmo, senza sforzare ma pago l'essere partito così in fondo. Superare sui sentieri ripidi fa bruciare un sacco di energie anche se gli altri vanno lenti. Per cui mi tocca superare e poi recuperare, superare e recuperare... Alla scala nei pressi del passo della Stanga faccio un po di coda (non molta, per la verità) e, sbucati nei ghiaioni all'inizio della val Cugnoletta, ricomincio l'opera di sorpasso. Il sentiero è ripido e, pur sforzandomi, non riesco a recuperare molto. Iniziano le catene e ci fermiamo in coda ancora per un po, fa freddo, in alcuni punti c'è ancora la neve dello scorso inverno e l'aria che scende dalla valle gela il sudore. La risalita delle catene è lentissima fino a che non arriviamo al punto in cui ne è stata fissata una seconda più a destra. La afferro e risalgo superando ancora 4 o 5 atleti. Finite le catene lo zig zag sui sassi mi spacca le gambe (forse mi sono raffreddato troppo). Rallento un po e resto in coda per prendere fiato. Spesso si scivola all'indietro e la fatica aumenta. Finalmente si scollina. Dopo il passo dello Zapel vorrei correre veloce in quel bellissimo falsopiano ma mi trattengo per recuperare ancora un po.
Le calze a compressione stanno facendo il loro dovere. Adesso che si scende sento che aiutano parecchio a tenere il muscolo fermo. Verso la fine della discesa allungo un po e arrivo alla Bogani. Bevo sali ed acqua e incrocio un altro amico che mi dice di non essere in forma. Lo saluto e riparto. Questa è la salita che ci porterà in vetta. Non ho mai provato il percorso ma conosco bene queste montagne. Allungo un po il passo per stare dietro ad una ragazza che va forte. Superiamo ancora qualche atleta. Alla fine lei mi cede il passo e rimane indietro. Nell'ultimo pezzo di salita con le catene mi trovo dietro ad un ragazzo che proprio non riesce a salire. Scarto a destra e salgo arrampicando per qualche metro senza catene e lo supero. Il tifo è fortissimo. Ci sono un sacco di amici che mi incitano e fanno foto (ma dove le avranno messe che non ne trovo nemmeno una?!?!?!?). Batto qualche cinque e arrivo al Brioschi. Bevo e riparto al volo. In discesa mollo un po i freni e vado bene. La prima parte è molto tecnica e non forzo, ma appena arrivo sul sentiero cerco di stare nell'erba e scendo forte. Le gambe reagiscono bene e sento che posso tenere il ritmo. Passo ancora qualcuno. Poco prima del bivacco Merlini appoggio male il piede e storto la solita maledetta caviglia sinistra. Non è grave, per fortuna, ma fa un po male. Corro un po azzoppato per qualche passo e poi passa del tutto, meno male. Passo il controllo e vado bene fino ai Comolli. Non ci sono sali, mannaggia! Prendo l'acqua e riparto. Vedo alcuni atleti qualche decina di metri più a valle.
Li supero in un batter d'occhio. Scendo bene, sono quasi al Pialeral e sento un'amica che mi chiama per nome e mi incita. Mi da la forza per tirare ancora di più fino al rifugio. Bevo acqua e sali e mangio mezza barretta (ne ho mangiate altre lungo il percorso). Il pezzo di discesa su cemento mi infastidisce non poco. I muscoli cominciano ad essere affaticati ma le calze mi aiutano parecchio. Entriamo nel bosco ed il sentiero diventa tecnico. Scendo bene e supero ancora. Appoggio male anche il piede destro e storto anche questa caviglia (evviva!). Per fortuna nessuna conseguenza, a meno di un po di dolore nell'immediato. Probabilmente sono riuscito a spostare il peso prima di caricarla.... Vedo un amico molto forte seduto in terra, stravolto. Gli chiedo cosa abbia e mi dice che non sta bene. Per fortuna c'è con lui un amico comune che lo sta già aiutando. Mentre sono fermo sento i quadricipiti che iniziano a "pizzicare". Riparto scusandomi e spiegando che stando fermo mi partirebbero i crampi. Arrivo stringendo i denti all'agriturismo Brunino. Prendo due bicchieri di quella che credo essere acqua e con uno mi faccio la doccia. In realtà sono sali e gli occhi mi bruciano un po. Amen, bevo dall'altro bicchiere e riparto. Le gambe cominciano ed essere "cotte" e la testa comincia a giocare brutti scherzi. Guardo il garmin e vedo che sono a circa 24,5 km. Mi convinco che avranno sbagliato il conteggio dei chilometri e che tra poco vedrò il cartello dell'ultimo chilometro. I crampi sono gestibili, non smetto di correre. Arrivati su un tratto di 'asfalto riesco a superare un altro ragazzo. Scendo bene e le gambe, seppur dure, rispondono bene. Dentro di me penso che questo tratto lo preferisco di gran lunga in inverno, quando lo percorro con gli sci. Ormai siamo alla fine, vedo un altro atleta poco più avanti e cerco di raggiungerlo. Lo passo e praticamente sono in paese. C'è molta gente che mi incita e non so come mai proprio a poche centinaia di metri dall'arrivo i polpacci cominciano a fare i capricci. Diventano duri ma non smetto di correre. Gestisco bene la cosa fino al passaggio stretto che porta alle transenne dell'arrivo. Lì corro come se fossi paralizzato dal ginocchio in giù. Penso che alle transenne mancano solo una ventina di metri e che li, con tutto il pubblico che urla, mi passerà. Arrivo alle transenne, mancano 15 metri alla striscia che legge il chip e il polpaccio destro diventa di marmo, la contrazione è davvero ingestibile. Potrei arrivare saltellando sulla gamba sinistra ma il male è troppo forte e la scena sarebbe troppo ridicola. Mi fermo. Tutti urlano di non mollare che ormai è finita. Un ragazzo mi passa. Una ragazza del pubblico, dietro alle transenne urla che ne arrivano altri due. "Non farti superare!" La sento ma giuro che non la vedo, mi appoggio alle transenne, le dico che fa male, appoggio la punta del piede destro e spingo forte il tallone verso il basso. Non si muove. Mi abbasso con la schiena e spingo più forte. Piano piano si abbassa, il muscolo si smolla e riprendo a correre verso l'arrivo. E' FINITA! Questi ultimi secondi, non più di una quindicina, mi sono sembrati un'ora. Li ho vissuti al rallentatore. I due atleti arrivano pochi secondi dopo di me. Le ragazze all'arrivo mi danno una bottiglietta di acqua che svuoto sulla testa, ne prendo un'altra da bere e mi siedo su una sedia. I muscoli non sono messi male, non capisco come mai quell'ultimo crampo così forte. Il sole è caldissimo e mi godo questo momento. Passo una decina di minuti in estasi, pensando che il percorso è bellissimo, che la gara è stata bellissima, che mi piace un sacco fare queste gare, l'ambiente e tutto il resto... Arrivano altri amici, strette di mano, pacche sulle spalle, sorrisi, tutti contentissimi al di là del risultato. Ognuno di noi ha la sua gara da raccontare, le sofferenze e le gioie, gli acciacchi e le scuse. Mi alzo e vado a fare la doccia. Amici anche qui e anche qui racconti di com'è andata, nel bene e nel male. Dopo la doccia ci mettiamo in coda (lunghissima) per i massaggi con i soliti amici ma ci stanchiamo subito e decidiamo che prima è meglio mangiare. Coda ancora più lunga ma abbastanza veloce per il pranzo. Mangiamo di fuori, seduti sul muretto. Ritorniamo ai massaggi e, chiaramente, la coda è raddoppiata. Stavolta, con la pancia piena, aspettiamo pazienti il nostro turno. Dopo il massaggio ci sentiamo tutti meglio (complimenti allo staff!). S'è fatto tardi e decido di rientrare per non trovare troppa coda. Saluto tutti e mi incammino verso la macchina.
CONCLUSIONE: se fossi partito più avanti avrei potuto, forse, fare un pochino meglio. Complimenti agli amici che, nonostante le crisi e le difficoltà, hanno "portato a casa" in modo brillante!
RISULTATO: 186esimo assoluto, 171esimo maschile in 04h 32' 01"
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